lunedì 12 maggio 2008

Sichuan, morte e modernità. Un articolo di Emanuele Giordana


Era l'anno della Cina, nel bene e nel male, e una grande catastrofe è venuta a suggellare il contradditorio miracolo della potenza che negli ultimi anni si è sviluppata più rapidamente, e con più noncuranza degli effetti umani e ambientali del suo sviluppo, fino a diventare la croce e la delizia degli economisti contemporanei (l'ultimo libro di Giulio Tremonti ne porta delle tracce quasi ossessive). Ora il drago cinese è un personaggio da tragedia piegato in due dal terremoto del Sichuan: più di diecimila persone, stando alle ultime stime, sono state spazzate via da una furia elementale e imprevedibile. Ma per quanto naturali, i disastri non sono sempre neutrali e la modernizzazione della Cina che ha destato l'ammirazione invidiosa di tanto liberismo nostrano (nostalgico degli spiriti animali del primo capitalismo) ha funzionato come un moltiplicatore della tragedia. E' quanto spiega con grande chiarezza il mio amico Emanuele Giordana in un'analisi pubblicata sul Mattino che potete leggere qui sottohttp://www.lettera22.it/showart.php?id=9071&rubrica=28

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