mercoledì 7 maggio 2008

ASSASSINI

Picchiano e uccidono. Perché picchiano fino a uccidere a calci e pugni un loro coetaneo? Per nulla, dice l’onorevole Mantovano di An, perché come sostiene il Papa, non hanno più valori e non ci sono più famiglie. No, replica l’ex ministro Paolo Ferrero, di valori i giovani neonazisti di Verona ne hanno anche troppi e vorticano come mosche impazzite nel loro piccolo cervello. E hanno torto entrambi. Perché l’omicidio di Verona non è politico, ma è il frutto di una mutazione antropologica che nella politica italiana, più che una responsabilità, trova un’ampia e desolata sponda: lo spazio vuoto in cui tutte le derive possono ormai defluire. Quel vuoto – “di carità e di cultura” diceva Pasolini – è la cassa ideale per far risuonare l’ iperbole di un io nullo ed abnorme. E il fascismo è la prima iperbole che si presenta all’appello delle solitudini troppo compresse, l’iperbole in cui tutte le altre si riassumono si spalleggiano, si moltiplicano: dio patria famiglia razza noi io. Io: un dio e noi un branco di dei dalla testa d’oro. Tu: un cane. Voi: una muta di cani. Loro: un nido di scarafaggi. Nemici sparsi ovunque: sugli spalti dello stadio alzano un colore straniero che ci offende, sui gradini della chiesa infettano il decoro della città, sulle bancarelle e agli angoli delle strade ci rubano il lavoro. L’odio che è schizzato come una vampata isterica nel linciaggio di Verona – poca favilla gran fiamma seconda: basta una sigaretta per incendiare un bosco o spezzare una vita – è interclassista, racconta la stessa favola del voto del 13 aprile: c’erano una volta un metalmeccanico e un promotore finanziario, uno studente e un ragazzo di buona famiglia, e tutti insieme… Ma è così iperbolico che alla fine l’onorevole Mantovano, pur di non guardarlo in faccia, non può far altro che vedere in esso la vertigine del nulla, il nulla dei valori. Senza neanche riuscire a immaginare – e sì che una volta la destra almeno il suo Nietzsche lo frequentava – che tra il nulla dei valori e il troppo dell’identità c’è un rapporto necessario. Che basta scoperchiare il vaso di Pandora dell’identità per essere investiti dal vento assassino del nulla.

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